Alfred Hitchcock, il regista re della suspense, qual è il segreto del suo successo. C’è un dettaglio della sua infanzia particolarmente inquietante che spiegherebbe molte cose.
Alfred Hitchcock è universalmente riconosciuto come il re del brivido, i suoi film a distanza di tanti anni mantengono intatta la loro suspense. Sono piccoli gioielli studiati per durare nel tempo.
Il noto regista britannico non solo si preoccupava della stesura del film, era sua premura lavorare a 360° anche sulle piccole sfumature, perfino al di fuori del set dove avvenivano le riprese. Come quando comprò tutte le copie che riuscì a trovare del libro da cui era stato tratto il film “Psycho”, dello scrittore Robert Bloch, per evitare che qualcuno lo leggesse e diffondesse i dettagli, rovinando la sorpresa.
Quando il regista progettava un film, questo significava lavorare per settimane intere senza pausa, per poter avere una trama ben congegnata e dei dialoghi brillanti. Alcuni registi iniziano a girare un film quando la sceneggiatura ancora non è completa. Aggiungono qualche dettaglio in corso d’opera, mano a mano improvvisano, mentre il lavoro procede. Questo non era ammissibile per Hitchcock, ogni dettaglio doveva essere pensato, ponderato e costruito in anticipo.
Lui stesso una volta disse: “Se apportassi modifiche davanti alla macchina da presa, potrei ritrovarmi a rovinare involontariamente tutto il lavoro”. Hitchcock riteneva infatti che la trama dei suoi film dovesse contenere una ragione plausibile per giustificare gli intrighi, la malvagità, la violenza fisica e la perfidia.
Sul set del film “Notorius” a Hitchcock venne l’idea di consultarsi con un Nobel per la fisica, Robert Millikan, per avere informazioni sulla bomba atomica. Gli chiese: “Qualcuno ha mai costruito una bomba atomica e quanto potrebbe esser grande?”. Hitch voleva infilarla in una bottiglia. Lo scienziato chiese al regista se volesse farsi arrestare, tutto questo avvenne prima che la bomba atomica esplodesse realmente a Hiroshima.
Da cosa deriva un tale livello di cura nel dettaglio, di perfezionismo, di…ossessione? Potrebbe avere origine in una vicenda vissuta dal regista quando era piccolo. Alfred Hitchcock nasce in Inghilterra il 13 agosto 1899. suo padre era un commerciante di polli e un giorno, quando Alfred aveva solo cinque anni, gli consegna un biglietto con l’ordine di portarlo dal capo della polizia. Questi, dopo averlo letto, lo rinchiuse in una cella dicendogli: “Tuo padre vuole che ti mostri cosa succede ai bambini cattivi”.
Da qui nacquero in lui la paura della polizia, il rispetto per la legge e una grande passione per lo spionaggio e l’intrigo. E probabilmente diverse altre cose, vista l’esperienza traumatica. Entrò poi nella scuola dei Gesuiti e di seguito studiò scienze e ingegneria all’Università di Londra. A 20 anni fece domanda per entrare alla Paramount, che aveva aperto una filiale a Londra, e il suo talento fu subito riconosciuto. Tra i suoi primi film prodotti in Inghilterra “Il Club dei 39” e “La signora scompare”. Nel 1939, quindi, si trasferì negli Stati Uniti.
Hitchcock riusciva a trasformare ogni cosa, anche la più banale, in una piccola opera d’arte. Ne è un esempio il film “La finestra sul cortile” la splendida pellicola con James Stewart e Grace Kelly, che nasce da un racconto di una rivista che era stato anche sui palcoscenici di Hollywood ma senza alcun successo.
Probabilmente quindi il segreto di Hitchcock, è sicuramente legato al perfezionismo, al suo essere maniacale per ogni singola sfumatura del suo lavoro. L’interesse verso il genere potrebbe benissimo essere arrivato quando da bambino il padre ebbe l’idea eccentrica di farlo chiudere nella cella e forse, la cosa più rilevante è che il maestro del brivido aveva capito una cosa, molto importante:
Hitchcock aveva capito le esigenze e i desideri del pubblico, e non ha fatto altro che rappresentare ciò che la gente amava vedere. Il pubblico desiderava – e desidera – abbandonarsi al più cupo cinismo nel perseguire il proprio esclusivo piacere.
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